Newsletter 263 -

Newsletter 263 -03/11/2021

Centro decisionale/1: caratteristiche

L’unità del centro decisionale si determina dalla valutazione operata dalla Stazione appaltante sulla «astratta idoneità della situazione a determinare un concordamento delle offerte, non anche necessariamente che l’alterazione del confronto concorrenziale si sia effettivamente realizzata, nel caso concreto, essendo quella delineata dal legislatore una fattispecie di pericolo» (Cons. Stato, V, 22 ottobre 2018, n. 6010). Nello specifico «ciò che deve essere provato […] è soltanto l’unicità del centro decisionale e non anche la concreta idoneità ad alterare il libero gioco concorrenziale. Ciò, in quanto la riconducibilità di due o più offerte a un unico centro decisionale costituisce ex se elemento idoneo a violare i generali principi in tema di par condicio, segretezza e trasparenza delle offerte […]».

Qui Sentenza Cds n. 6010/2018

Qui Sentenza Tar Campania n. 6116 30/09/2021

Newsletter 263 -03/11/2021

Centro decisionale/2: frazionamento lotti

Il Consiglio di Stato ha chiarito che «in  una plausibile logica sostanzialistica, orientata a disincentivare ed impedire forme e modalità di partecipazione che, anche quando non siano collusive o propriamente abusive (…), risultino, elusive del divieto di accaparramento» è necessario riferire il limite del centro unico decisionale « anche agli operatori economici sostanzialmente riconducibili ad un unitario centro decisionale o ad una organizzazione economica operante, a guisa di grande player di mercato, in forma di holding», nell’ottica di segmentare e distribuire l’affidamento dei lotti oggetto di gara.

Qui Sentenza Cds n. 6481 27/09/2021

Newsletter 263 -06/10/2021

Arriva il Decreto sugli appalti digitali: stop alle soluzioni inadeguate

Dopo ben cinque anni dall'entrata in vigore del Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. n.50/2016) è in fase di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto del Ministro per la Pubblica amministrazione, di concerto con il ministro delle Infrastrutture e con il ministro dell'Economia, che dà attuazione alla previsione dell'art. 44 definendo in un Regolamento le modalità di digitalizzazione delle procedure dei contratti pubblici.  Il Regolamento costituisce lo strumento attuativo per la definizione dei requisiti funzionali e tecnologici dei sistemi telematici del procurement pubblico e definisce le modalità di digitalizzazione delle procedure di affidamento e di interoperabilità dei dati delle pubbliche amministrazioni. Il decreto individua i criteri per la digitalizzazione dei processi di approvvigionamento delle pubbliche amministrazioni, in particolare delle fasi di acquisto e negoziazione e indica le caratteristiche tecniche dei sistemi. Le regole tecniche, comprensive della descrizione dei flussi, degli schemi dei dati e degli standard europei di interoperabilità tra i sistemi telematici, saranno dettate dall'Agenzia per l'Italia digitale con apposite linee guida.

In questi anni, grazie alla piattaforma Asmecomm, è stato possibile assicurare il rispetto dei requisiti in linea con le prescrizioni nazionali ed europee, contribuendo a migliorare l'efficienza amministrativa complessiva diminuendo i costi di gestione delle procedure di gara.

Il Regolamento nel favorire l'interoperabilità tra i diversi sistemi, uniforma le procedure telematiche alle migliori pratiche, nazionali ed europee, proprio sull'esempio di Asmecomm, premiato nel 2019 con l'EIPA quale best practice a livello europeo. Uno stop quindi anche alle tante soluzioni "tampone" che ancora proliferano e che non sempre rispettano i parametri si efficienza, sicurezza e trasparenza necessari per il corretto espletamento delle procedure. Un passo importante, questo, anche in vista dell'attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza e del coinvolgimento delle strutture di supporto ai Comuni nella gestione degli appalti collegati al PNRR.

Newsletter 263 -05/10/2021

L’ANCI ALL’ATTACCO DEI COMUNI: DATE PRIORITÀ ALLA CANNABIS!

Mentre le amministrazioni erano alle prese con i rinnovi dei consigli comunali, hanno ricevuto, il 27 settembre, una Circolare ANCI che li spronava ad attivarsi per rispettare i termini del 30 settembre per le certificazioni sul Referendum per la Cannabis. L’assenza di personale causa Covid, le scadenze urgenti d’autunno, l’organizzazione della tornata elettorale non sono sufficienti per un’Associazione che sempre più si comporta come un Ente sovraordinato. Non solo detta prescrizioni e sollecitazioni, ma come ogni Ente sovra ordinato che si rispetti, poco si cura della realtà dei propri sotto ordinati, in tutt’altre faccende affaccendati. Dettando condizioni e priorità per le quali sapranno pure come districarsi. Il Comunicato prende atto dell’accavallarsi di tante scadenze e tanti adempimenti, si rivolge ai Sindaci con il tipico tono paternalistico degli apparati e così conclude: Pur nella consapevolezza delle innumerevoli difficoltà, Ti chiedo di verificare l’effettivo ed efficace supporto, da parte della Tua Amministrazione, all’esercizio di un diritto costituzionalmente tutelato e garantito come quello della partecipazione democratica dei cittadini all’iniziativa legislativa. Al contempo, verificherò con il Ministero dell’Interno e il Ministero della Giustizia, possibili soluzioni per fronteggiare questa “emergenza democratica” che non può ricadere solo sulle spalle dei sindaci. Certo della Tua attenzione e della Tua collaborazione, Ti saluto cordialmente”. Insomma, si tratta del rispetto di precisi diritti costituzionali, tanto di cappello. Ma prima di chiedere ai Ministeri col solito piattino in mano, si poteva evitare di sollecitare i Sindaci il 27 per una scadenza del 30 settembre. Altrimenti, viene da pensare che chi pratica lo zoppo impara a zoppicare.

Newsletter 263 -05/10/2021

Antitrust: via il Codice se si vogliono spendere presto e bene soldi PNRR

Roberto Rustichelli, presidente dell’Autorità Antitrust, lancia il grido di allarme in merito alla bulimia normativa nel settore degli appalti pubblici che potrebbe compromettere l’attuazione dello stesso PNRR: «Le incognite sull' attuazione del Piano - ha spiegato Rustichelli nella sua relazione annuale - sono molte, a partire da un quadro normativo ipertrofico che fa da freno agli investimenti». Il rischio è che le risorse in arrivo «non riescano a tradursi tempestivamente in opere pubbliche». La lotta alla corruzione viene fatta più sulla carta che nella sostanza e ciò comporta da un lato procedimenti lunghi e farraginosi, dall’altro statistiche impietose che confermano come il 74% dei procedimenti in materia di corruzione riguarda proprio il settore degli appalti pubblici, in particolar modo le procedure di gara (82%) più che gli affidamenti diretti (18%). In Italia il tempo medio di realizzazione di un'opera pubblica è di 14 anni mentre il costo medio è di 50 milioni di euro. La soluzione per l'Antitrust è quella che ASMEL aveva già proposto dal 2015: applicare semplicemente le norme comunitarie, in particolare le direttive europee del 2014 sugli appalti pubblici. Secondo il suggerimento dell’Antitrust il ricorso alle direttive europee e l'accantonamento del Codice degli appalti dovrebbero essere immediati, così da aiutare il Paese in una delle più ardue sfide della sua storia: l'impiego dei 191,5 miliardi che l' Ue ci invia grazie al piano di rilancio PNRR.

Newsletter 263 -05/10/2021

PNNR: la guida del MEF

Il MEF ha pubblicato una guida all’interno della quale è possibile consultare il cronoprogramma dei traguardi e degli obiettivi intermedi da conseguire e le stime dell’impatto del PNRR sull’economia e sull’occupazione del Paese. Vengono inoltre illustrate la Governance del PNRR, il modello organizzativo disegnato per garantire l’efficace attuazione e il conseguimento di Traguardi e Obiettivi, e il ruolo di coordinamento del MEF nella realizzazione del Piano. Per quanto concerne gli enti locali, è utile ricordare le linee di intervento focalizzate dal Piano:

Piccoli borghi

Il PNRR ha stanziato ingenti risorse per il “Piano nazionale borghi” che prevede la realizzazione di 1.300 interventi di valorizzazione di siti culturali e artistici e il target di 250 piccoli Comuni che avranno concluso gli interventi entro il 2026. Stando al cronoprogramma del governo, il decreto del Mibac per l’assegnazione delle risorse dovrebbe arrivare a giugno 2022. Previsto anche un programma per valorizzare l'identità di luoghi come parchi e giardini storici. Anche in questo caso l’assegnazione delle risorse è di competenza del Ministero dei beni culturali attraverso un decreto previsto sempre entro giugno 2022.

Rigenerazione urbana

Per quanto riguarda i progetti di rigenerazione urbana sono stanziate risorse volte alla rifunzionalizzazione del patrimonio immobiliare esistente per finalità che vanno dall’edilizia residenziale pubblica ai servizi sociali. Nel pacchetto di interventi per housing sociale e rigenerazione edilizia, del valore complessivo di oltre 9 miliardi, figurano tre interventi: gli investimenti per ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale, il programma per la qualità dell’abitare e i Piani urbani integrati.

Ciclovie e mobilità sostenibile

Sono 600 i milioni di euro stanziati per la realizzazione di circa 570 km di piste ciclabili urbane e metropolitane e di circa 1.250 km di piste ciclabili turistiche. A questi si aggiungono poi 3,6 miliardi per la realizzazione di 240 km di rete attrezzata per le infrastrutture del trasporto rapido di massa suddivise in: metro (11 km), tram (85 km), filovie (120 km), funivie (15 km); infine ci sono 740 milioni per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica elettrica in autostrada (7.500 punti) e nei centri urbani (13.755 hub) e 3,64 miliardi per comprare nuovi bus a basse emissioni.

Asili nido

Il PNRR ha stanziato 4,6 miliardi per migliorare l’offerta educativa rivolta alla prima infanzia, tramite la creazione di quasi 265mila nuovi posti negli asili. Tale misura si lega all’attuazione di politiche sociali rivolte concretamente all’accesso al mondo del lavoro delle donne, per le quali è riconosciuto un ruolo attivo ai Comuni che accederanno alle procedure selettive e condurranno le fasi della realizzazione e della gestione delle opere.

Digitalizzazione

Pr accompagnare la migrazione della PA al cloud, il PNRR prevede un programma di supporto e incentivo alle amministrazioni locali per il trasferimento di base dati e applicazioni. Le amministrazioni potranno scegliere all’interno di una lista predefinita di provider certificati.

Ciclo dei rifiuti

Tra i fondi stanziati dal PNRR per i Comuni, un altro capitolo di interesse è certamente quello che coinvolge il comparto ambiente, in particolare sono stanziati 1 miliardo e 500 milioni di euro per la realizzazione di nuovi impianti di gestione rifiuti e l’ammodernamento di quelli esistenti, per i quali nel Piano è prevista anche un’assistenza tecnica a favore di Comuni e Regioni.

Newsletter 263 -05/10/2021

Legge Europea: nuove regole per supporto al RUP e Subappalto

Approvata il 22 settembre dalla Commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato la Legge europea 2019-2020. Il provvedimento legislativo mira a recepire e correggere annualmente le disposizioni di derivazione comunitaria non ancora recepite nell’ordinamento nazionale. Tra queste una serie di modifiche, le ennesime, anche al Codice dei contratti pubblici (art.8) per ricontrare la Procedura di infrazione n. 2018/2273. Tra gli articoli oggetto di modifica, l’art.31, comma 8 che prevede che «il progettista può affidare a terzi attività di consulenza specialistica inerenti ai settori energetico, ambientale, acustico e in altri settori non attinenti la disciplina dell’ingegneria e dell’architettura per i quali siano richieste apposite certificazioni o competenze, rimanendo ferma la responsabilità del progettista anche ai fini di tali attività». 

Newsletter 263 -05/10/2021

Pubblicato il DL Infrastrutture e Mobilità

Pubblicato in Gazzetta ufficiale n. 217 del 10 settembre 2021 il decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121 cosiddetto “DL Infrastrutture e Mobilità”. Tra le misure di interesse anche per i Comuni sono previsti gli “stalli rosa” per i parcheggi, dedicati alle donne in gravidanza e ai genitori con figli fino a due anni, come pure la facoltà di riservare posti di sosta, a carattere permanente o temporaneo, ai veicoli adibiti al trasporto delle persone con disabilità e al trasporto scolastico, nonché l’inasprimento delle sanzioni per chi occupa gli stalli rosa e altri parcheggi riservati senza essere autorizzato. Il decreto inoltre interviene sulla riduzione dei divari di dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno e nell’offerta di sostegno alla capacità progettuale dei Comuni e delle Regioni meridionali al fine di giungere a un riparto di risorse più equo sul piano territoriale per la costruzione di scuole dell’infanzia e asili nido. Le nuove disposizioni sulla progettazione territoriale, con la dotazione di 120 milioni di euro, consentiranno a 4600 Comuni italiani (tutti quelli sotto i 30mila abitanti nel Sud e nelle aree interne) di dotarsi di un “parco progetti” adeguato alle tante opportunità che ai Comuni stessi vengono offerte in questi anni, con il PNRR, con il FSC, con i fondi strutturali, prevedendo una premialità per i Comuni virtuosi. La SVIMEZ, associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno, tramite il presidente Adriano Giannola denuncia i rischi di un intervento soltanto formalmente in linea con lo spirito originario della legge 42. Se infatti per sanare gli squilibri tra territori in termini di dotazioni infrastrutturali e accesso ai servizi si prevede di partire dalla rilevazione dei deficit, definire i fabbisogni per poi individuare le priorità degli interventi nei diversi territori e distribuire di conseguenza le risorse per finanziare le opere, come afferma Giannola «Quel metodo viene ora solo formalmente confermato prevedendo un'attività di ricognizione da parte del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) delle infrastrutture statali (sanitarie, assistenziali, scolastiche, stradali e autostradali, ferroviarie, portuali, aeroportuali e idriche), mentre per altre infrastrutture la ricognizione verrà eseguita dagli enti territoriali e dagli altri soggetti pubblici e privati competenti». Il rischio maggiore è il «tetto di spesa fissato ex ante che limita fortemente l'azione di perequazione territoriale che si vorrebbe favorire».

Newsletter 263 -05/10/2021

I dipendenti degli Enti Locali sono la “Cenerentola” della PA

Secondo il dossier predisposto dalla Ragioneria generale dello Stato, mentre i dipendenti dell’Inps e dell’Inail possono accedere in media ad un premio da 5.444 euro all’anno, il 13,4% dello stipendio lordo annuo, per i lavoratori dei Comuni, il tetto medio è di 1.585 euro, pari al 5,4% della retribuzione lorda, cioè meno di un terzo di quel che arriva ai loro colleghi degli enti pubblici non economici. Va ancora peggio per i 54mila tecnici di università ed enti di ricerca, il cui premio annuo si ferma in media a 600 euro, il 2% della retribuzione complessiva. I dipendenti della PA in Italia sono circa 1,2 milioni e il dossier fotografa come viene divisa tra loro la cifra di 2,2 miliardi di premi annui (6,1% della retribuzione media). Come spiegano i tecnici del ministero dell’Economia nel dossier, le differenze di trattamento non derivano dall’espletamento di funzioni particolari in capo agli uni o agli altri ma derivano da «accadimenti accidentali, talvolta non coordinati, avvenuti anche in anni remoti». Per questa ragione servirebbe «un ridisegno più organico della remunerazione accessoria del dipendente pubblico, maggiormente legata alle sfide che le diverse amministrazioni si trovano ad affrontare oltre che alla salute finanziaria dei bilanci degli enti». Come si spiega questa discrasia? Le amministrazioni più ricche, dove gli stipendi medi sono più alti, sono anche le più generose nei premi: non solo in valore assoluto, però, ma anche in termini percentuali sulla retribuzione. Per quanto riguarda i Comuni i premi più alti si registrano in Veneto, Lombardia e Liguria, mentre Basilicata, Sicilia e Calabria chiudono la graduatoria nazionale.

Newsletter 263 -05/10/2021

Misure anti-covid: orario flessibile per il rientro in ufficio

A partire dal 15 ottobre al via il ritorno alla presenza in ufficio come «modalità ordinaria» del lavoro pubblico. Dopo il Dl 127/2021 toccherà a un decreto della Funzione pubblica fissare le modalità del rientro, insieme alle Linee guida realizzate con il ministero della Salute per le verifiche sul Green Pass e la gestione del nuovo obbligo. Il nuovo quadro aprirà la porta a orari più flessibili di entrata e uscita, con l’obiettivo di ridurre l’affollamento sui mezzi pubblici nelle ore di punta, con la possibilità di riconoscere lo Smart Working mediante accordi individuali purché ciò non pregiudichi l’erogazione dei servizi agli utenti. Le Pa dovranno essere dotate di strumenti tecnologici (per esempio cloud o piattaforma digitale) che garantiscano la sicurezza delle informazioni, e dovranno prevedere un piano di smaltimento degli arretrati. Ai lavoratori «agili» andranno forniti i computer e in generale i device necessari per lavorare. Resta il “nodo Green Pass”, il Governo stima che circa 320mila dipendenti pubblici (il 10% del totale) sono ancora senza vaccino. In grande difficoltà soprattutto i piccoli Comuni dove la presenza di dipendenti No-Vax rischia di incidere sull’erogazione dei servizi essenziali. Il Decreto sostiene la necessità di «superare la modalità di utilizzo del lavoro agile nel periodo emergenziale come una delle modalità ordinarie dello svolgimento della prestazione lavorativa», dal momento che «il ritorno al lavoro in presenza come modalità ordinaria» secondo il governo permette «alle pubbliche amministrazioni di dare il massimo supporto alla ripresa».

Titolo

torna all'inizio del contenuto