Attuare il PNNR attraverso l’ennesima riforma del Codice dei contratti pubblici, il D.lgs. n.50/2016 che in sei anni ha subito centinaia di correzioni, integrazioni e stop gettando nello sconforto migliaia di RUP comunali. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato un’accelerazione sul disegno di legge delega per la riforma del Codice Appalti, finora fermo in Commissione Lavori Pubblici del Senato. Infatti soltanto dopo l’approvazione della legge delega, il Governo potrà approvare il decreto legislativo delegato, cioè il Codice Appalti vero e proprio. L’obiettivo dichiarato dal Presidente Draghi è approvare il ddl delega entro la fine di giugno, mentre entro marzo 2023 dovrebbero entrare in vigore i relativi decreti legislativi. Se di certo, come più volte denunciato da ASMEL, il vizio del Codice è in origine, quando si è preferito non seguire la logica del copy-out (con il recepimento diretto delle Direttive europee) ma si è lavorato a un testo “politico”, poi smontato pezzo per pezzo in corso di attuazione. Secondo le indicazioni della Corte di Giustizia europea dovrebbe essere confermata la liberalizzazione del subappalto e la reintroduzione diffusa dell’appalto integrato, misura già introdotte, in deroga al Codice, per l’attuazione del PNRR. Potrebbero inoltre essere ridotti i livelli di progettazione e snellite le procedure di verifica e validazione dei progetti, agendo anche sulle norme che regolano il dibattito pubblico. Il Governo e il Consiglio di Stato, coinvolto in questa fase, intendono varare codici organici che evitino il gold plating, cioè l’introduzione di norme più severe rispetto alle indicazioni fissate dall’Unione Europea. L’obiettivo è certamente condivisibile tuttavia restano le forti perplessità su una normativa a singhiozzo che di certo non aiuta la trasparenza e l’efficienza negli appalti. La semplificazione della normativa è l’unico strumento per garantire la naturale interpretazione e applicazione delle norme, in modo da evitare contenziosi e consentire la realizzazione, senza intoppi, delle opere finanziate dal PNRR. Obiettivo che era alla portata già nel 2016 se solo si fosse deciso di ascoltare la voce dei RUP comunali che attraverso ASMEL avevano chiesto il recepimento diretto delle Direttive europee, soluzione che all’epoca sollevò tante critiche e che invece il tempo ha dimostrato sarebbe stata la scelta più sensata